venerdì 28 dicembre 2007

Accanimento ambientalista o solita demagogia?

Augurandovi in ritardo delle felici feste natalizie, cosa che ci siamo colpevolmente dimenticati a tempo debito e di cui chiediamo umilmente venia, leggiamo e pubblichiamo da Il Gazzettino questi inquietanti interventi di Italia Nostra e degli Amissi del Piovego in merito alle ben note vicende dell'Auditorium da noi ampiamente discusse nei post precedenti. Posizioni inquietanti perché veramente fatichiamo a capirne la pertinenza delle ragioni riguardo a questioni di architettura, soprattutto alla stregua degli accadimenti recenti. Posizioni che non fanno altro quindi che non confermarsi altro che uno stucchevole rastrellamento di consensi di natura, ahinoi, tutt'altro che volta all'interesse comune.

L'INTERVENTO

Italia Nostra ha sempre manifestato la propria netta contrarietà alla scelta di collocare l'Auditorium a piazzale Boschetti. Da oltre cinquant'anni la città attendeva che quest'area e quella delll'adiacente ex-Cledca, nella quale sono in corso i lavori per la costruzione di un autosilo, diventassero finalmente una zona a verde pubblico, secondo le indicazioni del piano regolatore di Luigi Piccinato del 1954. La scelta di Piccinato derivava dall'opportunità di salvaguardare il sistema bastionato, in particolare in questa zona preziosissima per la presenza anche della Cappella degli Scrovegni, e dei resti dell'Arena romana.
Purtroppo la scelta di collocare l'Auditorium in piazzale Boschetti, frutto di decisioni recenti che vedono il concorso di Provincia e Comune, nasce da una logica esclusivamente economicistica senza la minima attenzione alle valenze storico - ambientali del luogo.

Di tutti i progetti presentati al concorso per l'Auditorium, l'unico che teneva conto delle imprescindibili valenze dettate dalla storia era quello dell'architetto Alberto Cecchetto. Il progetto, parzialmente ipogeo, aveva infatti il merito di mantenere a verde gran parte dell'area, integrandosi con il contesto. Questo progetto è ancor più meritevole di apprezzamento se confrontato con gli altri, che, per lo più indifferenti alle valenze del luogo, invadono completamente l'area, e potrebbero essere inseriti ovunque, secondo una progettazione "globalizzato" e "omogeneizzato" buono per ogni dove, trascurando totalmente le mura cinquecentesche e gli Scrovegni, e relegando il Piovego, deprivato delle sue valenze storiche, a un' insignificante canaletta, come si può constatare esaminando i progetti presentati che mostrano immancabilmente e significativamente l'Auditorium sempre sullo sfondo di via Trieste.Ora, con la sentenza del TAR che ha escluso il progetto di Cecchetto, la città rischia paradossalmente di trovarsi con l'Auditorium del secondo classificato, Klaus Kada, comunque di forme e volumi fortemente invasivi. A questo punto è necessario scongiurare la tentazione di concludere in tempi stretti con un progetto qualsiasi, al solo fine di dimostrare l'efficienza dell'Amministrazione. Purtroppo, aver voluto a tutti i costi collocare l'Auditorium a piazzale Boschetti ha reso e rende assai più difficile qualsiasi scelta. Questa esperienza dovrebbe consigliare un ripensamento non solo del progetto, che in ogni caso dovrà secondo noi passare per un nuovo concorso, ma anche della zona dove realizzarlo.

Maria Letizia Panajotti

pres. Italia Nostra, Padova


La storia infinita dell'Auditorium
25-12-2007

Il TAR ha bocciato il progetto di Auditorium dell’architetto Alberto Cecchetto e quindi non sappiamo ancora se il Comune realizzerà il suo progetto o quello di Klauss Kada.

Ricostruiamo di seguito le fasi principali della storia di piazzale Boschetti. Nei due piani regolatori di Padova del 1954 e del 1974 del grande urbanista veneto e padovano Luigi Piccinato l’area di piazzale Boschetti e anche quella dell’exCledca, dove ora si sta costruendo un grande garage sopraelevato, erano previste come verde pubblico.

Nel 1989 il sindaco Paolo Giaretta emana una ordinanza che destina, provvisoriamente ma è ovvio, l’area exCledca a parcheggio a raso. L’assessore all’urbanistica è il socialista Sandro Faleschini. Inizia la lunga fase che porta a cambiare la destina zione delle aree ex Cledca e piazzale Boschetti da verde pubblico a cemento di vario genere.

Nel 2004 Vittorio Casarin presidente della Provincia, il sindaco Giustina Destro e la Regione di Giancarlo Galan si mettono rapidamente d’accordo per coprire piazzale Boschetti con 68 mila metri cubi di cemento dichiarando che i soldi incassati dalla vendita dell'area saranno spesi per i cittadini.

Alla fine del 2003 il sindaco Giustina Destro decide di vendere l’area del PP di proprietà comunale e prevista per costruire l'Auditorium, a dei privati. L’asta viene ripetuta in seguito a una denuncia presentata in Procura della Repubblica da Elio Franzin e Ivo Rossi. Intanto, la Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici decide di vincolare le due palazzine in stile liberty di via Trieste che delimitano piazzale Boschetti.

Tutti vedono che quello che deve essere tutelato e valorizzato è il tratto del Piovego che separa le mura cinquecentesche da piazzale Boschetti mentre il Piovego vero e proprio non interessa a nessuno salvo a quattro disperati di Italia Nostra, Legambiente e Amissi del Piovego. E’ evidente che indicando le due palazzine da salvare si è data via libera al cemento sulle rive del Piovego. E mestamente gli ambientalisti e i piccinatiani ritengono di aver perduto un’altra battaglia giusta. E invece nel luglio di quest’anno c’è stata una bella sorpresa.

La Giuria internazionale dichiara vincitore il progetto dell’architetto Alberto Cecchetto che, a detta di Amissi del Piovego e di Legambiente è diverso dalle altre nove colate di cemento lungo e sopra il Piovego. Tale progetto rispetta sostanzialmente il Piovego e il verde pubblico e cerca di valorizzarne il “genius loci”. Sia ben chiaro che la destinazione giusta per l’area Boschetti era quella a verde pubblico decisa da Luigi Piccinato riconfermata poi perfino dall’assessore al cemento Luigi Mariani. Ora abbiamo un’altra prova che l’errore urbanistico produce anche l’errore architettonico e che la mediazione alta e nobile dell’architetto Cecchetto probabilmente cadrà. E chi se ne frega, ci rispondono i cementieri di tutte le bandiere. Ce ne frega eccome.

Continueremo a ripetere quello che da anni affermiamo in tutte le salse. Non vogliamo essere complici con il nostro silenzio.

Elio Franzin - Presidente onorario Amissi del Piovego


Accanimento terapeutico, verrebbe da dire. Forse a questi signori bisognerebbe ricordare che più di trent'anni di distanza dall'ultima variante del piano regolatore non sono pochi, che un fenomeno urbano deve andare avanti e trovare la sua strada cercando di equilibrare salvaguardia, riqualificazione e modernizzazione, e che le favolette sul ritorno all'età dell'oro ormai servono solo a riempirsi la bocca nei comizi (t'è capì?). Beh, ogni altro commento, oltre che già espresso precedentemente, appare inutile.

P.S.: un ringraziamento a Gioven, forumer di skyscrapercity.com, per aver segnalato i due pezzi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dal "Gazzettino di Padova" del 28 gennaio 2008

CHE SCIAGURA VOLER INSISTERE

FAI, Italia Nostra, Amissi, WWF, Legambiente e altre


La volontà del Comune di procedere comunque nella realizzazione dell'auditorium a piazzale Boschetti, affidandone il progetto al nuovo vincitore determinato dalla recente sentenza del TAR, sollecita le associazioni firmatarie a prendere posizione in modo fermo e deciso contro tale decisione.
La scelta di piazzale Boschetti per costruirvi il nuovo auditorium, che il mondo musicale padovano da tempo richiede, non è stata dettata, come si sa, da una particolare vocazione di quell'area, quanto piuttosto da un lungo processo decisionale che ha visto varie amministrazioni locali smantellare progressivamente le prescrizioni dei due piani regolatori del 1954 e del 1974, che prevedevano il vincolo totale su tutta la cinta bastionata della città e le aree libere adiacenti, con la realizzazione lungo di essa di un anello di verde pubblico. Nel 1988 l'Amministrazione Comunale (sindaco Giaretta) destinava "provvisoriamente" a parcheggio le aree ex-Cledca e Boschetti, nel 1994 l'Amministrazione Provinciale e il Governo Regionale (presidenti Casarin e Galan) consentivano l'edificazione di nuove consistenti volumetrie in aggiunta ai due edifici novecenteschi preesistenti; nel 2003 infine la Giunta Comunale Destro vendeva a privati l'area PP1 di proprietà comunale, già destinata, nelle intenzioni della prima Giunta Zanonato, alla costruzione dell'auditorium.

Su tale scelta tutte le associazioni interessate alla salvaguardia ambientale e monumentale, nonché una larga fetta della cittadinanza, espressero forte contrarietà. Troppe le controindicazioni, dalla vicinanza del Piovego e delle mura veneziane a quella dei giardini dell'Arena con la Cappella degli Scrovegni. Del resto, nel lungo dibattito che ha preceduto quella scelta, né da parte dei due comitati promotori dell'auditorium, né di altri, era mai stata proposta quell'area.

Solo la fortunata circostanza che la giuria del concorso internazionale di idee, opportunamente indetto dalla Amministrazione, abbia scelto come vincitore l'unico progetto che tenesse conto dell'ambito in cui l'auditorium veniva forzosamente "calato", proponendosi esplicitamente di ridurne quanto più possibile l'impatto e conservandone almeno in parte la vocazione ad area verde, riusciva in qualche modo a rendere accettabile quel che accettabile non era.
La sentenza del TAR ha ora cambiato la classifica del concorso, assegnando in pratica il primo premio al secondo classificato, Klaus Kada, ma non ha cambiato la realtà dei fatti, e cioè che il progetto di Alberto Cecchetto era l'unico "possibile" per quell'area, fra quelli presentati. Nessuno degli altri teneva conto delle caratteristiche storiche e ambientali dell'area. La giuria ha operato una scelta avveduta, sulla quale si è registrato, caso davvero raro e quanto mai significativo, un largo consenso, con poche e isolate voci dissenzienti.

Quella decisione e quel consenso vanno rispettati.

Sarebbe stato anzi opportuno che l'Amministrazione opponesse ricorso alla sentenza: avrebbe avuto ottime probabilità di vincerlo, visto che tutti i progetti erano in realtà facilmente riconoscibili, data la fama dei partecipanti, per chiunque si fosse anche minimamente documentato sui loro lavori precedenti (paradossalmente, forse, con la sola eccezione di quello di Cecchetto, che non ha particolari riscontri con quanto da lui realizzato in precedenza!).

Sbagliano l'assessore Boldrin e il sindaco Zanonato, quando affermano che "tutti i progetti erano bellissimi" e "realizzare l'uno o l'altro è lo stesso". Non erano tutti bellissimi, solo alcuni (e non tutti concordano che fra questi vada incluso quello di Kada), ma soprattutto, non è affatto "lo stesso" realizzare l'uno o l'altro, almeno in quel luogo.

E non ci pare corretto lasciar credere che la sentenza del TAR obblighi l'Amministrazione ad affidare la realizzazione al nuovo vincitore. Non è affatto così: l'Amministrazione è unicamente obbligata a consegnare il premio al vincitore, ma, come risulta chiaramente dalla lettura del bando del concorso, non è assolutamente vincolata a realizzarne il progetto.

Ne deriva che se l'Amministrazione intende insistere sulla realizzazione dell'auditorium a Piazzale Boschetti, può e deve almeno rispettare la volontà della cittadinanza, realizzando il progetto scelto dalla giuria sul quale si era realizzato ampio consenso. Era del resto lo stesso Zanonato a dichiarare a suo tempo che "Nel nostro tempo l'architettura è materia di interesse civico. La partecipazione alla vita e al destino della propria città spinge larghe fasce di pubblico ad entrare nel dibattito che non è più solamente riservato agli specialisti. La qualità della vita è interrelata alla qualità della città e nella definizione di questa interviene chi in essa vive. Per una migliore intesa tra le parti è necessario un approfondimento della conoscenza delle problematiche urbane e territoriali. In questa prospettiva di interessi, partecipazione, dialogo il Comune di Padova ha avviato questo concorso per il nuovo Auditorium".

Se invece L'Amministrazione si sentisse moralmente obbligata ad affidare il lavoro al vincitore legale del concorso, dovrà assolutamente procedere alla scelta di un'area diversa e più idonea: né il progetto di Kada, né alcuno degli altri otto, per belli che possano essere, sono accettabili per un'area come piazzale Boschetti.
Su possibili altre localizzazioni (alcune delle quali peraltro già emerse nel dibattito spontaneo apertosi sulla stampa) si potrà discutere e decidere, si spera democraticamente, pur nella consapevolezza che questo potrebbe non consentire la realizzazione dell'auditorium in tempi brevi.
Ma insistere su un progetto sbagliato nel posto sbagliato al solo scopo di poter vantare la realizzazione di una grande opera sarebbe una decisione imperdonabile e sciagurata.

FAI Delegazione di Padova, Italia Nostra, Legambiente, WWF, Amissi del Piovego, Comitato Mura, SOS Castello

Anonimo ha detto...

Dal "Gazzettino di Padova" del 28 gennaio 2008.

«IL MIO AUDITORIUM, UNA PERLA NELLA CITTA'»

L’architetto Kada presenta l’opera che sorgerà in piazzale Boschetti, con il conservatorio

Da una parte il centro storico, la Cappella degli Scrovegni, il parco e il fiume, dall'altra la prima periferia, i complessi bancari, i centri direzionali, la stazione. In mezzo, incastonato come una perla, il futuro auditorium di Padova. E' così che Klaus Kada, vincitore del concorso bandito dal Comune dopo la bocciatura del collega veneziano Alberto Cecchetto, vede la sua casa della musica, che sorgerà nell'ex piazzale Boschetti. L'architetto austriaco ha presentato ieri ai giornalisti il suo progetto, firmato a quattro mani con Gerhard Wittefeld. Altri incontri lo vedranno confrontarsi con gli addetti ai lavori e poi con i padovani tutti. Nello stesso tempo lo staff del suo studio e i tecnici del Comune affronteranno insieme da oggi una serie di verifiche tecniche, nonché una variante che preveda anche l'inserimento del conservatorio «abbiamo volutamente una progettazione molto aperta, vedrete che vi sembrerà che il Pollini sia sempre stato là» - per arrivare nel giro di quattro, cinque mesi al progetto definitivo.
Tra i preferiti dal pubblico di padovani e turisti che visitò negli scorsi mesi la mostra dei dieci progetti finalisti del concorso, Kada vuole collegare il centro storico con la primissima periferia sfruttando le sensazioni positive provate attraversando i giardini dell'Arena per arrivare al fiume: «l'atmosfera di luce che si respira passeggiando tra gli alberi viene mantenuta, ricreata nel foyer al piano terra, collegato al parco da un ponte». Sotto il grande tetto traforato che circonda la grande sala da concerti di circa 1.400 posti lo spazio non è infatti chiuso, delimitato soltanto da alcuni punti di incontro come un ristorante o un negozio. La passeggiata perciò continua, in un gioco di luce e ombra che richiama quello provocato dalle foglie degli alberi. «Il sole penetra nel foyer attraverso le aperture irregolari del tetto spiega Kada e la sensazione di stare nel centro culturale della città continua, senza dimenticare la funzione socializzante, oltre che culturale, della casa della musica».

L'idea di circondare la sala da concerti con questa specie di scialle dalle linee morbide ha per obiettivo quello di dare un senso di leggerezza, di movimento ad un edificio che altrimenti potrebbe sembrare monolitico. L'ampia scala che dal foyer porta alla sala concerti corre anche attorno a questa per offrire una bella panoramica sulla città. Il grande tetto, che nel punto più basso, verso il fiume, supera di poco i 5 metri di altezza, vuole inoltre offrire un minore impatto visivo dell'edificio centrale, un po' più alto delle due palazzine novecentesche scampate alla demolizione per volere della Soprintendenza. A chi gli domanda se sono state uno stimolo o soltanto un ostacolo Kada non risponde, chiedendo a sua volta «è più difficile progettare in assoluta libertà o rispettando delle costrizioni?» Tra i due edifici il suo progetto prevede una nuova struttura, pronta ad ospitare camerini e altri servizi, probabilmente anche il conservatorio. E a Maria Letizia Panajotti di Italia Nostra che reclama meno cemento replica: «Non credo che un parcheggio o una stazione di autobus siano migliori di un'opera architettonica destinata alla cultura...».

Caterina Cisotto